Uso di Olopoiema.
Una formula dinamica della gravitazione universale.
§ 1. Il "sistema cosmologico unigravitazionale" è stato definito
nelle precedenti sezioni in modo completo ed organico, tanto che risultava ormai
impossibile mantenere separate le varie sezioni fisiche per i continui
sconfinamenti teoretici e documentari dall'una all'altra di esse. Abbiamo così
ritenuto opportuno concluderle tutte e farne confluire gli argomenti in un unico
alveo, rappresentato da questa sezione XII, che rimarrà aperta per aggiungere
sempre nuovi elementi costruttivi e descrittivi al quadro generale
dell'Universo. Rimarranno aperte anche le sezioni di discussione e dibattito
(VI, VII, VIII e IX) per approfondimenti relativi alle
circostanze.
Al tempo stesso, illustreremo in dettaglio le caratteristiche funzionali del
programma matematico e grafico denominato "Olopòiema" (sez.III
Applicazione Grafica dell'Equazione Cosmologica), del quale abbiamo dato
volta per volta le istruzioni occorrenti alla realizzazione delle immagini, che
erano richieste dalle particolari situazioni trattate nel nostro discorso.
§ 2. Invitiamo i lettori a rileggere in particolare la pagina dedicata alla
"Equazione cosmologica" nella sez.III e il capitolo V della sez.II Campo
magnetico e campo gravitazionale. Prima di dare inizio allo studio dei vari
sottoprogrammi di "Olopoiema", sarà opportuno chiarire il significato preciso
dei valori a e a' ("intensità gravitazionale"), che sono a
fondamento della nostra equazione universale. Cercheremo così di fare uscire i
fisici contemporanei, vanamente impegnati nella "grande unificazione" delle
forze, dallo stato di fibrillazione in cui versano, quando si affannano a
sostenere che la forza di gravitazione avrebbe un'intensità circa
1040 volte inferiore alle forze dell'ambito atomico-nucleare e ciò -
oltre a varie altre presunte diversità che abbiamo tutte smontate nella sez.II -
la renderebbe terribilmente ostica a farsi unificare alle altre forze: di qui la
necessità di un acceleratore di dimensioni galattiche per verificare un tale
prodigio (vedi il n.376 di LE SCIENZE, dicembre 1999, e la nostra lettera in
proposito nella sez.VIII).
Questa loro disperazione nasce dal fatto che essi credono di poter misurare
la gravitazione subatomica - essendo impossibile farlo strumentalmente - con la
formula newtoniana, che fa interagire le nude masse dei corpi e dà quindi per la
forza gravitazionale tra particelle valori piccolissimi, come sono appunto le
loro masse.
§ 3. In realtà Newton, nei suoi Principia, affronta il problema in
modo puramente geometrico, sulla scia delle leggi empiriche di Keplero,
ignorando naturalmente ciò che noi oggi abbiamo portato alla luce: ossia le
leggi "fisiche" dell'ondulazione gravitazionale e del suo incremento
esponenziale, non lineare, col fenomeno della concentrazione ondulatoria. In
questo senso agiscono, infatti, come fattori di tipo esponenziale del "campo
unigravitazionale" due condizioni della materia: la densità e la
polarizzazione. Quanto più alta è la densità e più concorde la
polarizzazzione, tanto più le onde sono portate a fondersi sfericamente tra loro
e a potenziare progressivamente l'effetto gravitazionale complessivo. E poiché
queste due condizioni sono di gran lunga più spinte nell'ordine atomico-nucleare
rispetto a quello macrocosmico, ciò significa che è folle usare per la
gravitazione relativa a quell'ambito una formula che ne prescinde. Questa è
approssimativamente valida per il macrocosmo, solo perché qui tali condizioni
sono assai meno sensibili e influenti che nel microcosmo-
Ma a questo punto passiamo alla proposta di una formula esemplificativamente
unificante.
§ 4. Presenteremo dunque una formula-modello a carattere unitario, con
esempi numerici che servono a indicare la strada che si dovrà percorrere per una
esatta valutazione dinamica dei fenomeni naturali di ogni livello. Sarà
apparso chiaro, infatti, ai nostri lettori che l' "equazione cosmologica"
sovrintende alla morfologia delle strutture dell'universo e non valuta la
forza attrattiva tra i corpi, ma solo il rapporto tra le
rispettive "intensità gravitazionali", e disegna la geometria ondulatoria
che ne consegue. Per essa non contano, quindi, i valori assoluti di a e
a' ma solo, appunto, il rapporto gravitazionale a'/a tra sorgente
minore e quella di riferimento, variando tale rapporto da 0 a
1.
§ 5. Partiamo allora dalla formula newtoniana della gravitazione,
integrandola successivamente con i parametri che le mancano: densità
(d) e polarizzazione (p).
F = G
(mm'/r2)
(1)
G è la cosiddetta "costante di gravitazione", calcolata da Cavendish
nel valore numerico approssimativo 6,67. Ne abbiamo ricordato la grande
imprecisione nell'articolo La gravità e le altre "forze" del 1973,
riprodotto qui nella sez.V: un riferimento fondamentale di questa discussione
per la problematica generale sulla gravitazione che vi è contenuta.
Riscriviamo quella formula con i nostri valori di intensità gravitazionale
a e a', al posto delle masse m e m', e coi parametri
integrativi d e p di m, d' e p' di
m'.
F = K
(aa'/r2)
(2)
essendo
a = m*10 x*10
y; x = f
(d); y = f
(p)
a' = m' *10 x*10
y; x = f (d');
y =
f (p')
Sostituendo G con K (lettere sempre convenzionali), si toglie a G il carattere di
universalità che già di per sé non poteva avere sia per l'imprecisione risaputa,
sia per la limitazione della sua valenza al solo ambito macrocosmico. Il nuovo
contrassegno K è, invece, un coefficiente di proporzionalità variabile da
ordine a ordine di fenomeni e da sostanza a sostanza.
Il valore a è la massa - antica quantità di materia, numero di
particelle elementari componenti il corpo - moltiplicata per due fattori
esponenziali: uno relativo alla densità, nel quale l'esponente x è
funzione di essa; l'altro relativo alla polarizzazione, con esponente y
funzione della stessa. Uguale discorso per a'.
§ 6. Risulta ora straordinariamente evidente che, se nel macrocosmo si
trascurano sia la densità mediamente bassa della materia sia la polarizzazione
mediamente incoerente, azzereremo gli esponenti x e y dei relativi
fattori, ed essendo 100 = 1 ne deriverà
a = m; a' =
m'
Si tornerà così dalla (2) alla (1), cioè alla formula newtoniana, e un
esperimento condotto con metodo inadeguato come quello di Cavendish
darà K = G, con una imprecisione insanabile, dovuta all'aver
trascurato dei parametri che, quantunque poco sensibili nel macrocosmo, non sono
tuttavia irrilevanti. In realtà x e y non sono nulli, ma maggiori
di zero, anche se di pochissimo.
Ma, di contro, nell'ordine atomico-nucleare si è visto (sez.II, cap.V) che,
per esempio, la densità del protone è più di 3*1015 volte quella
dell'acqua e la sua polarizzazione può dirsi assoluta. E' lecito, quindi,
facilmente ipotizzare, esemplificando, che per la sua massa x e y
valgano 10 e che, di conseguenza, nell'interazione tra due protoni nel
nucleo il prodotto aa' valga 1040mm'. Lo scarto tra la
forza nucleare conosciuta e la gravitazione newtoniana di nude masse è dunque
perfettamente giustificato, senza uscire dal seminato, e i fisici odierni
passeranno forse per la sorpresa a un'altra fase di fibrillazione, eguale e
contraria alla precedente.
N. B. La forza misurata nell'interazione tra due corpi è
sempre quella attrattiva, la sola reale, fenomenicamente iniziale, a prescindere
dall'esito triplice di collisione, orbitazione o fuga (v. Sommario
e sez.II, cap.II).
§ 7. La nostra formula, tuttavia, ci chiarirà innumerevoli altre
situazioni di carattere particolare. Sempre in maniera esemplificativa, riguardo
alla "gravità" del neutrone, assegneremo per la sua massa un valore alto a
x, essendo la densità dello stesso ordine di quella del protone, e uno
basso a y, per l'incoerenza della sua polarizzazione (da cui il carattere
neutro della particella): ci spiegheremo così i vari comportamenti reali
del neutrone nei fenomeni dell'atomo. Lo stesso faremo col neutrino rispetto al
fotone, seguendo il discorso già fatto nel cap.IV a), § 7.
Analogamente, nel macrocosmo, per l'interazione tra una sbarra magnetizzata
e una inerte ci guarderemo bene dal ricorrere a una forza diversa dalla
gravitazione, essendo il campo magnetico niente altro che un campo
gravitazionale ad alta polarizzazione (citata sez.II, cap.V). Ci basterà
attribuire ad entrambe le masse un x prossimo a zero, come per la densità
della materia normale, ma un y alto - molto meno, tuttavia, che nel caso
delle particelle - alla prima e quasi nullo alla seconda.
§ 8. Ognuno vede che, con tale analisi, la formula della gravitazione
newtoniana, la legge di Coulomb e quella convenzionale dell'interazione tra poli
magnetici, già analoghe nella forma, sono rese perfettamente intercomunicanti e
ricondotte a una sola forza universale: la gravitazione.
Delle altre apparenti differenze e peculiarità che separano la gravitazione
dalle altre presunte forze cosmiche ci siamo diffusamente occupati altrove, in
questo stesso sito, e rimandiamo quindi per esse alle trattazioni già
indicate.
I fenomeni disorganici rispetto alle fasce distinte cui si riferiscono le
formule tradizionali - come "elettricità liquida", fusione fredda, violazione
del cosiddetto "principio di equivalenza", ecc., discussi pure in questo sito -,
mentre rientrano a pieno diritto in questa nostra sistemazione
fisico-matematica, restano incorrelabili e incomprensibili nell'ottica corrente,
che avanza coi paraocchi in un labirinto di infiniti vicoli, tutti
inesorabilmente ciechi.
EQUAZIONE ORTODINAMICA
N. B. Chiameremo "EquazioneOrtodinamica" quella ora descritta, a
correzione della legge newtoniana. Uniamo quindi in una sola rappresentazione le
due equazioni - l'Equazione Cosmologica della sezione III - e la presente
Ortodinamica, riformulata in un modello sintetico, con la relazione tra
le due circa il valore di a e a'. Possiamo affermare come
indubitabile conclusione che il quadro che ne segue contiene l'intero Universo
nelle sue strutture e nella sua dinamica:
