Cap.VI La strutturazione gravitazionale
Riferimenti:
Cap.IV b) Fenomeni universali di campo, parte seconda, §§ 1 e 5.
§ 1. La lettura dei passi di riferimento è fondamentale per rendersi conto
del fatto che non potrebbero esistere "corpi" senza il verificarsi dei
tre principali fenomeni di campo - composizione ondulatoria,
pulsazione, interincidenza - che creano intorno alle sorgenti gravitazionali
"luoghi geometrici" sferici spazialmente fissi (in senso medio e
relativo) di forte intensità attrattiva, dove perciò la materia gravitante va
ad addensarsi: si strutturano, così, sistemi - o "corpi" - a
livelli crescenti di grandezza entro i vincoli gravitazionali di sistemi via via
più estesi.
Una fisica che ignori questa legge formativa, come la
fisica tradizionale, non ha nessuna possibilità di "capire"
veramente la natura.
§ 2. Ne segue che le figure di propagazioni ondulatorie
da noi date in sede teorica, mentre disegnano successioni di onde prive di reale
fissità, tranne i baricentri geometrici, possono concretamente rappresentare
corpi veri e propri come "calchi" materiali di quelle propagazioni,
con maggiore o minore approssimazione rispetto alla geometria teorica del campo
ondulatorio. Ovviamente, le superfici sferiche di strutturazione - da
composizione, pulsazione o interincidenza - sono di gran lunga inferiori di
numero rispetto alle onde gravitazionali passanti che in esse
"scaricano" la materia gravitante, dando forma ai corpi. E'
ciò che definiamo "morfogenesi".
Ne segue ancora che il riconoscimento che i lettori avranno certamente fatto
e faranno - nei nostri continui disegni di leggi di propagazione - di strutture
naturali a loro molto familiari (citiamo alla rinfusa: conchiglie, cicloni,
galassie, fiori, foglie, insetti, cristalli, forme "a cuore",
echinodermi "a stella" o a simmetria bilaterale, gemelli nell'utero,
fino alla conformazione generale del cervello e dello stesso corpo umano) non
rivela "somiglianze" o analogie, ma risponde precisamente alla legge
universale di strutturazione
gravitazionale, oggetto di questo capitolo.
§ 3. La materia gravitante nel campo di un sistema che si va strutturando
si addensa nelle superfici di strutturazione (sfere spazialmente localizzate di
composizione, pulsazione e interincidenza) secondo alcune modalità tipiche di
qualsiasi campo gravitazionale. Per praticità, continueremo a chiamare
"onde" e "fronti d'onda" tali superfici a causa della loro
apparenza grafica.
Se osserviamo la figura del nostro logo e tutte le altre consimili, vi
riscontriamo con evidenza la banda spirale di infittimento delle intersecazione
dei fronti d'onda sferici, la quale costituisce, quindi, una via preferenziale
di scorrimento della materia gravitante verso l' "occhio" del vortice
gravitazionale, attraverso piccoli archi d'onda e i punti di intersecazione.
Sappiamo infatti che la materia può scorrere gravitazionalmente solo lungo
superfici continue di onde.
Nella composizione ondulatoria tra due sorgenti gravitazionali eccentriche, le bande
spirali sono due, una per ogni sorgente genitrice, e una terza per la
propagazione figlia, se questa è eccentrica (cap.IV a) e relative figg.
22-27). Se la propagazione figlia è concentrica e complanare (piano equatoriale
comune per tutte le onde), le bande di
scorrimento sono solo quelle delle sorgenti genitrici, dal momento che i fronti
d'onda d'una concentrica complanare non si intersecano (cap.IV b), parte
prima, §§ 12 sgg.). Se però la concentrica
è in traslazione, si verifica intersecazione tra i fronti d'onda e in tal caso
le bande di scorrimento della propagazione figlia seguono le spirali di Archimede, di cui parliamo nel
capitolo citato.
§ 4. Ma veniamo alla modalità più significativa della strutturazione
gravitazionale, rappresentata dalle "linee di forza", che non hanno
nella fisica ufficiale alcuna motivazione che le privilegi come tali lungo
superfici ondulatorie continue. Nessun fisico è in grado di spiegare la
discontinuità tra le caratteristiche e comunissime linee curve secondo cui si
dispone la limatura di ferro attorno a un magnete.
Si tratta, in
realtà, delle circonferenze di intersezione tra successive superfici
sferiche di strutturazione, come sopra definite: circonferenze spazialmente fisse
come le superfici stesse. A questo punto è necessario rileggere il cap.III di
questa sezione (Il campo magnetico fondamentale), che è
un'anticipazione, ora perfettamente motivata, di quanto andiamo dicendo.
A
quella trattazione e alle figure relative occorre, tuttavia, far seguire ora
l'illustrazione anche grafica del fenomeno delle "linee di forza" in
un campo magneto-gravitazionale non fondamentale, cioè nel caso in cui il
rapporto a'/a sia tra 0 e 1.
§ 5. Torniamo prima al citato cap.III e alle sue figure 7 e 9, che vengono
qui riprodotte rispettivamente nelle figg.1 e 2. Abbiamo eliminato dalla prima le
onde passanti, lasciando la proiezione equatoriale delle circonferenze
intersettive, rappresentata dai segmenti dei loro diametri, in funzione - come
s'è detto - strutturante.
Non occorre suggerire all'intelligenza dei lettori (che non siano grossi
fisici di incallita professionalità) che, ampliando e complicando il disegno di
fig.1 con le innumerevoli propagazioni di un corpo reale, elongate di
svariatissimi angoli rispetto alle due disegnate, i segmenti diametrali che
risulteranno tracciati mostreranno la convergenza nel polo Nord magnetico del
corpo in rosso (Sud dei moti gravitazionali centripeti) delle su definite linee
di forza, che in una sezione polare daranno l'immagine approssimativa di
fig.2.

Fig.1
(Si
fanno sparire dal disegno le onde passanti azzerando D2 nella finestra degli input).

Fig.2
§
6. La fig. 2 dà ragione di una evidentissima modalità di tutti gli addensamenti
gravitazionali di sufficiente rilievo, e anche di una particolarità termodinamica
del nostro Sole della quale l'astrofisica ufficiale ignora assolutamente la
causa. L'infittimento ai poli delle linee di forza e il loro diradamento
progressivo col decrescere della latitudine sono il motivo dello schiacciamento
polare dei corpi celesti e della loro espansione equatoriale:i poli sono infatti
il luogo geometrico del prevalere dei moti di collisione centripeti;
l'equatore quello della prevalenza dei moti orbitali e centrifughi
verso i campi gravitazionali esterni.
Ma
ecco la straordinaria motivazione d'un fenomeno apparentemente inspiegabile: le
calotte polari del Sole sono più "fredde" delle zone restanti. La
materia solare, infatti, è animata da moti reciproci meno veloci e violenti a
causa della sua costrizione entro linee di forza più fitte che nel resto
dell'astro. Pongano i lettori lo stesso problema al premio Nobel per la fisica
di quest'anno e si divertano alla sua risposta.
§ 7. Riprendiamo l'argomento sospeso alla fine di § 4: quello delle linee
di forza in un campo gravitazionale con rapporto a'/a diverso da zero.
Nelle due figure successive metteremo a confronto il caso già considerato del
campo fondamentale (rapporto a'/a=0 o approssimativamente eguale a zero)
e quello di un campo con rapporto via via maggiore di zero, fino ad a'/a=1
(propagazione concentrica).
Nella fig.3 riproduciamo ingrandite (R0=120,
invece di 40) le prime quattro onde della fig.6 di cap.III, con a'/a=0
(approssimativamente, come del resto è necessario per i calcoli del computer).

Fig.3
Si evidenziano, in proiezione
nei loro rispettivi diametri sul piano dello schermo (piano equatoriale), le tre
circonferenze intersettive tra onde consecutive: esse sono tangenti all'asse di
propagazione (perpendicolare allo schermo nel punto di convergenza dei diametri
intersettivi), come si vede in fig.2 su un piano polare. Il processo sarà più
chiaro, se i lettori useranno personalmente il sottoprogramma Propagazione,
cliccando quattro volte "Avanti".
Se poniamo a'/a>0
- per esempio 0,3 in AA della finestra degli input -, il risultato
geometrico sarà quello di fig.4 (abbiamo aggiunto gli assi cartesiani, il cui
incrocio è il baricentro di propagazione).

Fig.4
Ora
le circonferenze intersettive, sempre proiettate nei loro diametri, non sono
più tangenti all'asse (perpendicolare allo schermo nel baricentro di
propagazione), ma si intersecano tra loro perifericamente, su piani tra
loro obliqui, perpendicolari a quello equatoriale e susseguentisi lungo la
spirale.
§ 8. Il discorso che ci accingiamo a fare sul significato fisico delle
figg.3 e 4 sarà una delle manifestazioni più straordinarie della potenza
analitica della fisica unigravitazionale, grazie allo strumento matematico
costruito da essa col programma Olopoiema. Abbiamo più volte
sottolineato, a proposito della morfologia naturale, la differenza fondamentale
tra la mera funzione descrittiva delle scienze correnti, incapaci di pervenire a
spiegare l'intima eziologia delle strutture - in particolare, di quelle
biologiche -,
e la motivazione assoluta che di tali strutture dà la nuova fisica con una
equazione unica, negli
esempi più disparati e apparentemente tra loro non correlabili. L'argomento
tornerà nel cap.VII c), di carattere specifico su tale materia,
avvertendo i ciechi e sordi degli ambienti accademici di decidersi a spalancare
occhi e orecchi - benché malandati - su quanto andiamo dicendo, se non vogliono
finire come i non vedenti del celebre quadro di Brueghel.
§ 9. Si faccia ora attenzione: il valore delle correlazioni causali operate
dalla fisica unigravitazionale nei diversi ambiti delle leggi di natura non sta
tanto nella spiegazione unitaria delle linee più generali di tali ambiti,
quanto nell'unificazione a denominatore comune dei dettagli più particolari di
differenti e apparentemente non comparabili campi di fenomeni. Operazione del
tutto impossibile per qualsiasi teoria che non sia uno specchio rigorosamente
fedele dell'intera natura. Una tale capacità di analisi è stata già
abbondantemente verificata dai lettori in tutto il vastissimo materiale già
presente nel sito: se ne darà ora un ulteriore importantissimo esempio.
Leggiamo nella EST Mondadori alla voce "Molluschi": La
conchiglia è generalmente costituita da tre strati: quello esterno, il
periostraco, è fatto di una sostanza simile alla chitina (conchiolina), gli
altri due presentano un reticolo di conchiolina impregnato di carbonato di
calcio. Il più esterno di essi (ostraco) presenta prismi di carbonato di calcio
perpendicolari allo strato più interno (ipostraco) che è invece lamellare.
L'aspetto interno della conchiglia dei Lamellibranchi e dei Gasteropodi è
spesso porcellanaceo o addirittura madreperlaceo. Alla voce
"Conchiglia" si potrà leggere un quadro analogo nell'Enciclopedia
Italiana e nella EGM Mondadori.
Applicheremo ora la nostra
equazione cosmologica tramite il programma Olopoiema a questa
particolarissima descrizione, partendo - come si era preannunciato - dalle
precedenti figg.3 e 4, che assumeranno quindi un formidabile significato morfogenetico.
§ 10. Torniamo alla fig.4, portandone in fig.5 il rapporto a'/a
(input AA) al
valore 0,566, che - come vedremo - è quello costitutivo della conchiglia
del Nautilo (angolo costruttivo 22,5°), e sviluppiamo il processo oltre
le prime quattro onde della fig.4, senza gli assi cartesiani: abbiamo abolito le
onde passanti (azzerare input D2), lasciando solo le circonferenze intersettive
di strutturazione proiettate nei loro
diametri. Sappiamo che esse sono "linee di forza", ora non più
tangenti all'asse di polarizzazione come nel campo magnetico fondamentale (a'/a=0),
ma periferiche lungo la spirale (§ 7). (Consigliamo ai lettori di costruirsi
loro stessi la figura col sottoprogramma Propagazione, cliccando ripetute
volte "Avanti", per rendersi visivamente conto del procedimento.)

Fig.5
Lo strato lamellare interno della conchiglia è costituito dalle
intersecazioni successive dei piani delle "linee di forza" circolari
lungo la spirale, dove l'infittirsi delle lamelle provoca l'effetto
madreperlaceo della conchiglia, qui rappresentato dalla densità della spirale
risultante da tali intersecazioni. I prismi calcarei dell'ostraco sono formati dal divergere incrociato dei piani lamellari,
rispetto ai quali risultano approssimativamente perpendicolari e paralleli tra
loro. La figura presenta un'apparente esagerazione grafica della stratificazione
dell'ostraco, dovuta al fatto che lo spessore circostante alla spirale è in realtà
gravitazionalmente efficace solo a brevissima distanza dalla spirale di
addensamento delle lamelle. Lo strato più lontano da questa è il periostraco,
fatto solo di sostanza organica (conchiolina): la meno
"pesante" gravitazionalmente. Il processo temporale di accrescimento
degli strati va secondo la crescita delle linee di forza sui piani lamellari:
dall'interno - il più giovane - all'esterno - il più vecchio - (v.
Enciclopedia Italiana).
Domandandoci quale altra ipotesi di tipo universale sia capace di scendere fino a
questi minuti dettagli naturalistici e ai nuovi che aggiungeremo - facendo
anche il conto di quanti altri fenomeni di ogni campo e grandezza hanno avuto
una spiegazione unitaria dall'equazione cosmologica della nuova fisica -, proseguiamo nella definizione fisica dei caratteri strutturali della
conchiglia, come di alcune particolarità biologiche dei Molluschi.
§ 11. La prima ovvia osservazione è che un organismo
complesso non si struttura secondo un'unica propagazione, come apparirebbe dalla
fig.5, ma in forza di un numero enorme di propagazioni con rapporti a'/a
diversissimi: da 0 (fotone, propagazione fondamentale: cap.II, § 2) a 1 (sorgenti equintense, propagazione
concentrica: cap.II, § 4).
Per il momento, aggiungiamo a fig.5 le onde passanti, che avevamo omesse
lasciandovi solo le circonferenze intersettive di strutturazione. Con 1
in D2 nella finestra degli input, avremo allora la fig.6.

Fig.6
L'addensamento dei fronti d'onda passanti lungo la
spirale esterna mostra la via gravitazionale di scorrimento in senso orario
centripeto della materia esterna nel vortice della propagazione. Ne deriva
la fissazione di quella materia nelle linee di forza costituite dalle
circonferenze intersettive, e quindi la strutturazione della conchiglia
secondo le modalità descritte al paragrafo precedente.
La banda spirale esterna, di conseguenza, è solo la rete viaria seguita in maniera
fluida dalla materia attratta nell'organismo in formazione, mentre la spirale
interna - con le linee di forza che vi fanno capo - è quella di reale
strutturazione del corpo di cui parliamo.
§ 12. Nella fig.7, usando il sottoprogramma Propagazione
grigia coi valori dati nella finestra degli input (R0=30, invece di 120), aboliamo le onde passanti
(azzerare D2), disegnandone solo i raggi di spirale (3 in W),
al posto delle circonferenze intersettive.

Fig.7
Sul guscio esterno della conchiglia, tra la banda spirale di
scorrimento di fig.6 e la triplice stratificazione di fig.5, compare la
suddivisione per piccoli archi linearmente eguali (0 in D1) della
superficie del guscio in tante circonferenze massime polari delle onde, qui
viste come funzionalmente strutturate - non passanti - per interincidenza (v. cap.IV b) ).
I raggi di spirale, infatti, sono tracciati in corrispondenza di tali
circonferenze, delle quali sono la proiezione parziale sul piano equatoriale
della propagazione (quello dello schermo; la proiezione totale sarebbe
rappresentata dai diametri). Esse - che nella realtà naturale sono
"schiacciate" dal fenomeno di cui al § 6 - disegnano il limite
gravitazionale progressivo della propagazione verso l'esterno, costituendo i
successivi margini circolari della struttura propagata della conchiglia,
distanziati per archi eguali, come si è visto accadere nel fenomeno della interincidenza.
§ 13. I lettori si saranno abituati a passare idealmente da
una proiezione equatoriale della propagazione a una polare e viceversa, senza
bisogno di una continua visualizzazione grafica di tale passaggio: la visione su
piano polare si ottiene, peraltro, ponendo 2 in D2 e azzerando D3,
perché la spirale in proiezione polare è una retta. Nella fig.8 i
raggi di spirale non sono separati da archi linearmente eguali, come nella
precedente, ma da angoli eguali di 22,5° (22.5 in TE e 1
in D1), e non sono proiezioni equatoriali di linee circolari, ma una
ripartizione solo geometrica dell'interno della conchiglia in settori
equiangolari. La fig.9 è la sovrapposizione della fig.8 alla 7.

Fig.8

Fig.9
§ 14. Possiamo ora completare l'analisi della struttura gravitazionale
della conchiglia (in questo caso, quella di un Nautiloide), usando un
sottoprogramma apparentemente eterogeneo rispetto a quello di una singola
propagazione, e cioè Strutture Raggiate. In realtà, quest'ultimo - come
è chiaro - è solo un multiplo del sottoprogramma principale di Olopoiema,
che è Propagazione, con altre opzioni: come la duplicità contemporanea del senso orario e antiorario e la
possibilità pluridirezionale della traslazione del baricentro di
campo, di cui al cap.VII a). Nella fig.10 le onde di propagazione sono strutturate
dalla pulsazione (angolo di intervallo costante T nella finestra; v. cap.IV
b) e precedente fig.8), invece che dalla interincidenza (arco lineare di
intervallo costante: § 12). La fig.11 è la sovrapposizione della fig.10 alla
9.

Fig.10
Fig.11
Dalla finestra degli input si rilevano il rapporto a'/a = 0,566
e il relativo angolo costruttivo A della spirale pari a 22,5°. Il
distanziamento costante T dei settori equiangolari è egualmente di
22,5°.
Il raggio limite RA segna, appunto, il confine gravitazionale
progressivo dell'accrescimento dell'animale ed aumenta con la crescita stessa
fino a un valore massimo determinato.
Il baricentro di campo presenta un moto traslatorio lungo la spirale (1
in TT), del valore indicato in UTS.
§ 15. Si osservino, infine, le concavità delle onde pulsate nel senso
centripeto della conchiglia: è in esse che si addensa soprattutto la materia,
attratta nel vortice gravitazionale, ed è questa la genesi dei setti divisori
emisferici, caratteristici di questo tipo di molluschi.
Nelle Ammoniti fossili, peraltro, la crescita dell'animale e il suo
trasferimento da una camera a una successiva esterna ("camera di abitazione")
esercitavano un'azione di "aspirazione" sulla materia che si
depositava verso l'interno della spirale, creando per ciascun setto una "bolla"
centrifuga di materia sull'onda pulsata, invece che centripeta, con la
convessità rivolta in avanti. Di conseguenza, il sifone si dislocava da una posizione tendenzialmente
mediana (come nei Nautiloidi) alla periferia delle "bolle".
La fisica unigravitazionale si dimostra, così, ancora una volta la sola
capace di scendere fino alle intime radici eziologiche della morfogenesi
naturale.
Questa pagina confluisce nella sez.XII: Uso di Olopoiema.