Cap.VII c) Le strutture biologiche
Riferimenti:
Cap.IV a) La "composizione ondulatoria", parte prima.
Cap.V La "coniugazione gravitazionale": origine della vita.
Cap.IX Le funzioni mentali.
Sez.I "Ci sono troppe...".
Sez.IV La particella elementare (da leggere preliminarmente).
§ 1. Gli indeterministi non saprebbero mai da dove provengono le loro barbe
"lunghe due spanne" (Leopardi già doveva conoscerli), se la fisica
unigravitazionale non avesse spinto la sua analisi fino alla particella unica ed estrema
del mondo fisico: il fotone-corpuscolo (sez.IV).
Da essa soltanto derivano, infatti, secondo il fondamentale processo di strutturazione
gravitazionale da noi più volte ricordato (v. riferimenti al cap.VI di questa
sez.III) e per quanto ora aggiungeremo, i due principali modelli morfobiologici confluiti
evolutivamente nella figura umana:
a) il modello pentaradiale;
b) il modello a simmetria bilaterale e speculare (sez.I "Ci sono
troppe...", cap.II).
L' "uomo" di Leonardo, che i lettori ritrovano nel successivo cap.VIII a),
mostra chiaramente la sua doppia configurazione: stellare - a braccia e gambe aperte - e
bilaterale - parte destra e sinistra del corpo -.
§ 2. Il momento della fusione dei due modelli e la causa di essa appaiono evidenti
dall'osservazione paleontologica nel trapasso dagli echinodermi detti "regolari"
a quelli "irregolari".
Partiamo dallo studio fisico-geometrico degli Echinodermi regolari, i più antichi,
nelle due classi principali: gli Asteroidei (fig.1) e gli Echinoidei (fig.2), costruendone
lo schema col sottoprogramma "Strutture Raggiate" di OLOPOIEMA. Precisiamo
che si tratta, appunto, di uno schema, disegnato secondo le leggi unigravitazionali
dell'equazione cosmologica e ripetibile dai nostri lettori con l'uso del programma fornito
loro: uno schema che ha innumerevoli possibilità di scambi combinativi, in rapporto alle
svariate strutture presentate dalla natura.
Fig.1
Fig.2
I bracci della stella costituiscono i settori radiali o ambulacrali; gli spazi
intermedi sono i settori interradiali o interambulacrali. Leggiamo da
EST Mondadori ("Echinodermi"): "Se i settori radiali si prolungano oltre
gli interradiali, il corpo dell'animale assume una forma a stella (Asteroidi e Ofiuroidi)
(...). Se i settori radiali e interradiali rimangono in contatto e non si formano braccia,
il corpo ha una forma globosa (Echinoidi) o cilindrica (Oloturoidi)."
Osserviamo in generale che il duplice schema di figg.1 e 2 disegnato dall'equazione
cosmologica, sul quale torneremo per i dettagli strutturali, presenta cinque coppie di
propagazioni antiparallele con traslazione radiale, il cui intreccio forma lungo i raggi i
canali radiali e i pedicelli ambulacrali (Asteroidei, fig.1) e nelle zone
interradiali le gonadi (Echinoidei, fig.2, nei quali i cinque bracci non mancano ma
sono interni). Al centro, l'apparato masticatore detto Lanterna di Aristotele, con
cinque mascelle fornite ciascuna di un dente. L'area centrale è inscritta in un perimetro
circolare determinato da una propagazione concentrica complessiva, che nasce dalla
composizione ondulatoria delle cinque coppie radiali di propagazioni equintense.
§ 3. Il tempo che ci rimane da vivere è inevitabilmente troppo ridotto per
illustrare in modo completo la straordinaria teleonomia della particella
elementare, ovvero il finalismo della sua struttura e del suo funzionamento, che sono
all'origine delle infinite strutture, forme e fenomeni dell'intero universo. Noi speriamo
almeno di porre i fondamenti di una ricerca che altri dovranno condurre a lungo in futuro.
In sintesi, cominciamo col dire che il corpuscolo fotonico ha una doppia facoltà:
quella di "ingrandire" appariscentemente il proprio modello fino a un certo
grado di stabilità nell'organizzazione gravitazionale della materia e di modificarlo,
nasconderlo o farlo del tutto scomparire nella morfologia delle strutture più libere
cineticamente, per il motivo che diremo tra poco. Prima facciamo un esempio naturalistico,
riferito appunto al problema che stiamo trattando.
Sarà, intanto, utile confrontare ciò che andiamo dicendo con un fondamentale
articolo dell'Enciclopedia Italiana, il secondo della voce FORMA, sulla zoologia e sulla
botanica, per rendersi conto della differenza radicale tra le incertezze del pensiero
corrente e le nostre motivazioni di fondo sui fenomeni della morfologia naturale.
Tornando, dunque, agli echinodermi, si riscontra che gli organismi a tendenza sedentaria,
cioè con poca motilità ambientale, manifestano una struttura spiccatamente
pentaraggiata, inscritta in uno schema circolare, e sono gli echinodermi
"regolari": i più antichi, di norma, paleontologicamente.
§ 4. Il passaggio evolutivo agli echinodermi "irregolari" si ha quando le
condizioni ambientali costringono gli organismi a moltiplicare gli spostamenti.
Nell'articolo succitato dell'Enciclopedia Italiana leggiamo: Simmetria bilaterale
si dice quella per cui le parti del corpo sono disposte simmetricamente rispetto a un
piano mediano verticale che passa per l'asse del corpo; così che le due metà del corpo
rappresentano l'immagine speculare l'una dell'altra. Su questo tipo di simmetria sono
costruiti la massima parte degli animali, molti Protozoi e quasi tutti i Metazoi a
eccezione della massima parte degli Cnidari, che soli sono tipicamente raggiati. I due
tipi di simmetria, raggiata e bilaterale, si possono sovrapporre dando luogo alla
cosiddetta simmetria "biradiata" in cui esistono uno o due piani tali da
dividere il corpo in due metà simmetriche, mentre poi gli organi sono disposti con
simmetria raggiata, così negli Antozoi, negli Ctenofori, negli Echinodermi. La simmetria
è, come ben s'intende, elemento principale della forma del corpo; essa può interpretarsi
come risultato di determinate condizioni meccaniche, ma, anche nei casi più semplici
(Protozoi), dove questa interpretazione è possibile e soddisfacente, essa non ci fornisce
nessuna indicazione intorno all'origine di una data simmetria.
Già da questa lettura è evidente la differenza fondamentale tra la biologia
tradizionale e la nostra. La prima, mentre riconosce l'essenziale importanza delle due
simmetrie nella natura vivente, si limita a descriverle, ammettendo la propria ignoranza
circa le cause effettive che ne sono all'origine. Noi, invece, ancora prima di passare ai
particolari del problema, ne abbiamo già offerto la soluzione con tutto il discorso fatto
finora (vedi i riferimenti in testa alla pagina), motivando le due simmetrie con la forma
e la funzione della propagazione unigravitazionale, a partire dalla particella elementare.
§ 5. Leggiamo ancora dallo stesso articolo: La simmetria raggiata (...) è comune
a molti animali sedentari e si può credere utile per facilitare l'equilibrio del corpo in
parte o totalmente sospeso nell'acqua (Idroidi, Meduse), e per uniformare i contatti col
liquido circostante. La simmetria bilaterale sembra potersi ritenere come conseguenza di
un adattamento a vivere sul fondo e a progredire strisciando. Una tale posizione del corpo
ha per conseguenza una differenza di condizioni fra la faccia superiore libera (faccia
dorsale) e l'inferiore (ventrale) che è a contatto col suolo. Un cambiamento dalla forma
raggiata a quella bilaterale in relazione alla posizione del corpo nello spazio lo
possiamo constatare direttamente osservando molte specie d'amebe, soprattutto quelle di
piccole dimensioni. Quando l'ameba è sospesa nell'acqua essa assume molto spesso la forma
radiosa, ma quando si posa sul fondo e si mette a strisciare assume quella di limax
(lumaca). Si può anche supporre che lo sforzo continuo di strisciare sul fondo abbia
determinato un allungamento del corpo nella direzione del movimento e così si siano
differenziate una parte anteriore e una posteriore; e sembra che la disposizione
simmetrica delle parti, rispetto al piano mediano, debba essere vantaggiosa per
l'equilibrio del corpo e per offrire medesime condizioni di ricettività e di motilità,
favorevoli al portamento dell'animale nelle condizioni in cui è destinato a vivere.
L'ipotesi che la simmetria bilaterale sia derivata da una più primitiva simmetria
raggiata sembra giustificata dall'esservi fra i Celenterati, nelle forme più complesse
(Antozoi, Ctenofori), una tendenza alla bilateralità, la quale più si accentua in quelle
forme aberranti di Ctenofori striscianti quali Ctenoplana e Coeloplana.
Continuiamo a rilevare che nel testo tradizionale c'è una precisa descrizione
meccanica del fenomeno della sovrapposizione della simmetria bilaterale su quella
raggiata, ma vi si manifesta il dubbio più completo sulla natura fisica delle due
simmetrie.
§ 6. Per risolvere il problema riprendiamo la nostra analisi, lasciata all'inizio di
§ 4. In condizioni ambientali di forzata mobilità uno dei bracci degli Echinodermi
regolari si specializza per spostare l'animale in avanti: è il radio A
(Enciclopedia Italiana, "Echinodermi"). Al suo seguito la "stella"
originaria si deforma, distinguendosi in un trivio - il radio A con i due
vicini - e un bivio - gli altri due -, già con una chiarissima rassomiglianza allo
schema della futura forma umana (fig.3). Bocca e ano dell'animale
"migrano " dalla loro primitiva posizione, in asse verticale negli Echinodermi
regolari: l'una si sposta verso l'ambulacro anteriore (radio A), l'altro verso
l'interambulacro posteriore.
Fig.3
Echinoideo irregolare:
A, faccia orale; B, faccia
aborale.
(dall' Enciclopedia Mondadori di Scienze
Naturali)
A questo punto, alla simmetria pentaradiale si trova sovraimpresso il secondo modello
presente nella figura umana: la simmetria bilaterale. Infatti, tra i due bracci contigui
al radio A, che viaggiano di conserva in una condizione di interazione stabile, si
sviluppano ondulatoriamente due propagazioni antiparallele (v. cap.IV a) di
questa sezione e sez.I "Ci sono troppe...", cap.II), a simmetria
bilaterale speculare. Questa appare evidente nella forma "a cuore" dell'echinoderma
e si associa armonicamente con la stella allungata divisa in trivio e bivio. Infine - cosa
di basilare importanza -, le due propagazioni antiparallele si compongono, come sappiamo,
in una propagazione figlia concentrica, responsabile di una particolare
specializzazione del radio A, che ne farà sede delle funzioni più importanti
dell'animale di futura discendenza: quelle della "testa" e del sistema nervoso
centrale nei Vertebrati. La "traslazione assiale" (cap.VII a) di questa
sezione) del baricentro della concentrica lungo l'asse del radio A origina,
infatti, la "corda" dei Cordati e su questa la spina dorsale dei Vertebrati.
E' in questo modo che dalla "stella" della particella elementare si arriva
fino alla faccia con relativa barba degli indeterministi, senza che essi ne possano mai
avere la più pallida cognizione, in obbedienza al loro irrinunciabile principio di
autocastrazione.
§ 7. Ma vediamo come dalla forma e funzione della particella fotonica studiata in
sez.IV si giunge per progressiva strutturazione gravitazionale (precedente cap.VI)
alla geometria delle figg.1 e 2, che è al fondamento delle forme naturali pentaraggiate.
Nel cap.IV b), parte seconda, § 1 (citato come principale riferimento per il
fenomeno della strutturazione gravitazionale nel cap.VI) abbiamo definito
gravitazionalmente il carattere di relativa fissità posizionale di un sistema (o corpo)
minore entro un sistema maggiore, come dovuto alla equivalenza tra l'attrazione
gravitazionale mutua (centripeta) delle parti del corpo minore e quella del sistema
maggiore - ma, più precisamente, dell'intero universo esterno - (centrifuga) su di esse.
Conseguentemente, i fenomeni di composizione ondulatoria, pulsazione e interincidenza
- come ivi precisato - creano nello spazio del sistema minore luoghi geometrici fissi
(sempre relativamente) di accumulo gravitazionale, ovvero linee di forza lungo le
quali si addensa la materia esterna catturata dal corpo, che in questa maniera si
struttura e prende forma: è questa la "morfogenesi".
Ipotizziamo l'orbitazione reciproca di due fotoni in un piccolissimo sistema neutrinico
o parafotonico (cap.IV a), parte prima, § 7), vincolato - come detto sopra
- all'interno di un sistema maggiore: per esempio, in una particella subprotonica. Essendo
essi in polarizzazione antiparallela, saranno in moto vicendevole come le due parti
di fig.20 del § 23 della sez.IV (dove, però, a) e b) rappresentano le due
facce d'una stessa particella). Le propagazioni sviluppate da questo minuscolo sistema
saranno quelle della fig.14 del cap.IV a), parte prima, § 8 (preferibilmente, da rileggere), che riproduciamo qui in fig.4, con
un'estensione maggiore verso l'alto. Precisiamo, per il momento, che la figura mostra il
risultato ondulatorio di due particelle supposte ferme nello spazio.
Fig.4
§ 8. Procediamo gradualmente, cominciando col confrontare questa figura col braccio
superiore dell'echinoide di fig.2. Constateremo che l'addensamento ondulatorio "a
petalo" delle due propagazioni residue (in grigio) dopo la loro composizione
concentrica, se si introduce nella struttura il fenomeno della traslazione radiale lungo
l'asse baricentrico, si rastremerà a forma di braccio di stella come in fig.2.
L'espansione laterale delle stesse propagazioni residue andrà a costituire i settori
interambulacrali contenenti le gonadi (§ 2). Con l'espressione usata sopra - "a
petalo" - sottolineiamo ancora una volta la differenza fondamentale tra la
"scienza" corrente e la fisica unigravitazionale: dove la prima scorge
descrittivamente solo le "somiglianze" esteriori tra le cose - in questo caso si
tratta della forma del petalo di un fiore -, noi ne scopriamo l'origine comune nella legge
intima ed unica della natura.
Nella realtà, i due corpuscoli (puntiformi agli incroci dei due assi verticali
laterali con l'asse orizzontale) sono in orbitazione reciproca "a rosetta", come
in fig.12 del cap.IV a), parte prima, § 7, ma con orbite idealmente circolari per
l'ipotizzato assoluto equilibrio tra l'interazione mutua e quella del sistema contenitore.
(Per le forme e le velocità orbitali, leggere l'articolo Magnetismo e calore nella
sez.V). Contemporaneamente, essi ruotano intorno al proprio asse nei modi e tempi
descritti nella sez.IV: ciò comporta che le due parti della figura citata al paragrafo
precedente (fotone in rotazione), che ora rappresentano due fotoni interagenti, ingranino
- per così dire -, ruotando e orbitando insieme e in un tempo medesimo. Di conseguenza, a
intervalli spaziali di 72°, si verificherà la
stessa composizione ondulatoria di fig.4, con un "petalo" o un braccio relativo,
e ad ogni giro la figura di una "stella". Alla base di ciascun braccio ci sarà
ora, al posto dell'orizzonte fotonico di una singola particella, l'onda sferica di
composizione tra i due fotoni, dalla quale emergeranno due propagazioni residue
antiparallelle, come si vede nelle figg.1 e 2.
§ 9. Abbiamo schematizzato un processo ideale, al quale il fenomeno reale è tanto
più vicino quanto più si scende deduttivamente (facciamo arrabbiare gli indeterministi!)
nell'intimo delle strutture materiali, dove è massimo l'ordine organizzativo della
materia. E' per questo che le particelle fondamentali, come protoni, neutroni ed
elettroni, hanno nell'atomo il massimo di stabilità fisica, tanto da averle fatte
ritenere "elementari", mentre il neutrone diventa instabile solo fuori del
vincolo nucleare.
Veniamo al problema della strutturazione conseguente. Verifichiamo, in primo
luogo, la relazione descritta al § 8 tra la fig.2 e la fig.4, costruendo la fig.5 con gli
stessi dati di fig.2 salvo quello della traslazione radiale, che viene ridotto da 10 a 3.
Fig.5
La "stella" ha accorciato e cominciato ad arrotondare i contorni dei
cinque bracci, mentre le cinque coppie di propagazioni antiparallele, residuali
delle cinque composizioni interne, hanno formato - al posto delle "gonadi"
dell'echinoide - cinque "petali" come quello isolato di fig.4. Ci troviamo ora
di fronte a un'altra più completa "somiglianza" floreale, che significa, in
realtà, una vera e propria omogenesi: ciò che vediamo è lo schema di un
fiore delle angiosperme, con la stella costituente il calice a cinque sepali,
che intermezzano i petali della corolla. L'addensamento ondulatorio nella
stella spiega persino il diverso colore in natura di sepali e petali, più scuro nei
primi. La tipica alternanza degli elementi di due verticilli sovrapposti (calice e
corolla) e la loro "forma" inconfondibile - a punta nei sepali, più morbida nei
petali - trovano solo nella fisica unigravitazionale una sicura spiegazione
genetica.
§ 10. Perché da una "stella" di onde gravitazionali
generata come descritto nei precedenti §§ 7-8 da una coppia di fotoni in orbitazione
mutua possano strutturarsi gravitazionalmente sistemi (corpi) sempre più grandi di
analogo modello stellare, risulterà chiaro da quanto ora aggiungeremo, attingendo a
nozioni che già abbiamo date in vari luoghi del nostro sito.
A differenza della grandissima mobilità dei corpuscoli, la rete di onde
emesse da loro è costituita da propagazioni innumerevoli a baricentri geometrici
assolutamente fissi nello spazio assoluto (infischiatevi sempre del principio di
indeterminazione, obbedendo alle vostre naturali capacità di esseri pensanti). Ciò
premesso, bisogna tener conto dell'immenso numero di onde emesse da ciascun corpuscolo
fotonico per unità di tempo e di spazio, in base al calcolo che se ne fa nel § 23 di
sez.IV.
Ricordiamo che tale numero, pari a 12 milioni di miliardi al cubo per
secondo, è di 40 mila miliardi di miliardi per millimetro di percorso alla massima
velocità traslatoria della particella, che, nel "vuoto", è di 300 miliardi di
millimetri al secondo. Ciò significa che, essendo le velocità di spostamento delle
particelle, di norma, tanto più basse quanto più piccolo è il sistema entro cui sono
confinate, la concentrazione spaziale delle reti ondulatorie fotoniche nei più piccoli
sistemi subatomici è enormemente superiore alla detta quantità di 40 mila miliardi di
miliardi per millimetro lineare.
Di conseguenza, a tale livello, la "stella" ondulatoria
delle emissioni fotoniche (descritta in sez.IV) costituisce un fortissimo
richiamo gravitazionale per la materia esterna, la quale disegna, addensandosi, corpi
via via più grandi a modello stellare di base. Fondamentale fattore di strutturazione
morfogenetica è la funzione - più volte da noi illustrata -
dei fenomeni di composizione ondulatoria, pulsazione e interincidenza,
che imprimono nello spazio circostante a un qualsiasi sistema "linee di forza"
relativamente fisse in partenza dal sistema, nonostante il
movimento vorticoso delle orbitazioni tra le particelle. Tali linee di forza concorrono
potentemente ad accumulare materia sul modello del corpo primitivo.
Abbiamo, tuttavia, già rilevato che, alterandosi le condizioni di relativa
"sedentarietà" del sistema (corpo) entro un sistema maggiore in favore di
processi marcatamente traslatori, si attenua progressivamente la morfologia stellare, cui
si affianca e si sovrappone la simmetria bilaterale speculare, che finisce per prevalere.
§ 11. Passiamo ora a considerare alcune tra le più significative
variazioni morfogenetiche che la natura ci offre rispetto al discorso finora fatto e delle
cui motivazioni la fisica unigravitazionale è unica depositaria.
Su LE SCIENZE n.289 del settembre 1992 compariva un articolo di John H. Holland dal
titolo suggestivo Algoritmi genetici, che sembrava ricco di grandi promesse
sull'interpretazione dei meccanismi biologici inscritti in una legge matematica della
natura. Si trattava, purtroppo, solo di un rozzo tentativo di ingabbiare in "sistemi
classificatori" a base probabilistica e statistica fenomeni di una complessità
infinitamente superiore a quella del gioco del lotto.
Ci basti citare un argomento addotto dall'autore, il quale, accanto al disegno di una
rana, non esita a scrivere, in un contesto di otto illeggibili pagine: Un sistema
classificatore che simuli una rana, per esempio, potrebbe contenere stringhe che
reagiscono agli oggetti visti dalla rana. E dalle combinazioni di esiti, come
"fuggi", "insegui", "ignora", verrebbe definita una rana,
che, forse più esattamente, potrebbe essere lo stesso autore: Se l'oggetto è in moto,
è in aria, è piccolo, è vicino ed è a strisce, ignoralo. Ecco un altro
esempio: Una regola di classificazione che riconosca i cani potrebbe essere
codificata come stringa che contenga 1 per i bit corrispondenti a
"peloso", "bava", "abbaia", "fedele" e "corre
a raccogliere bastoncini" e 0 per i bit corrispondenti a
"metallico", "parla urdu" e "possiede carte di credito".
Per avvalorare concetti del genere, l'autore osa richiamare la selezione naturale, la
riproduzione sessuale e il crossing over.
Senza volerlo, tuttavia, egli ci dà l'occasione, con un caso vero di comportamento
animale, di dimostrare ai nostri lettori l'enorme differenza che corre tra i suoi
vaniloqui e la fisica unigravitazionale quanto alla lettura dei fenomeni naturali. Sotto
la fotografia di un'orchidea visitata da un bombo maschio leggiamo: Questa orchidea
dimostra con quale specificità la selezione naturale può adattare un organismo a una
particolare nicchia. Il fiore, somigliante a un bombo femmina, è fecondato da bombi
maschi che tentano di accoppiarsi con la finta femmina. Sarà sempre l'equazione
cosmologica, unico vero "algoritmo genetico" di carattere universale, a
fornircene la spiegazione, mostrandoci che la "somiglianza" è il segno
esteriore d'un'attrazione che agisce a livello di omogenesi gravitazionale. A
Napoli corre un detto popolare, che suona, con una profonda verità ancestrale, a
proposito dei matrimoni: "Chi si somiglia, si piglia".
§ 12. Noi non faremo altro che riprendere lo schema dell'echinoide di fig.2, con due
sole modifiche: una maggiore espansione del sistema quintuplo, raddoppiando il raggio
limite RA da 100 a 200, e l'eliminazione della traslazione radiale.
Quindi, cliccheremo "Play", tenendo fermo l'indicatore su "Avanti" per
interrompere temporaneamente il processo a un momento voluto (a tale scopo è opportuno
aumentare il "Tempo di Attesa"). Si svilupperanno una dopo l'altra le cinque
coppie di propagazioni antiparallele: premeremo "Avanti" al completamento della
terza coppia e il risultato parziale sarà la fig.6. Cliccando ancora "Play" per
completare il processo con le rimanenti due coppie, avremo la fig.7.
Fig.6
Fig.7
I lettori non avranno bisogno di un nostro commento - salvo le importanti
precisazioni che faremo tra poco - per constatare che il "fiore" di fig.7 è la
"nicchia" gravitazionale dell' "insetto" di fig.6. Questo ha
specializzato evolutivamente tre delle cinque coppie di propagazioni della
"stella" originaria, secondo il processo illustrato nei primi sei paragrafi di
questo capitolo, sovraimprimendo alla primitiva simmetria pentaraggiata quella bilaterale
speculare. Sono riconoscibili a colpo d'occhio dagli addensamenti ondulatori le strutture
fondamentali del corpo dell'insetto: torace, addome, ali, elitre, antenne. La fig.7, con
l'intero corredo delle cinque coppie di propagazioni, è una semplice variante del
"fiore" di fig.5. Ma veniamo ad alcune basilari considerazioni strutturali, di
carattere evolutivo, riguardanti in modo specifico l'interazione morfogenetica tra bombo e
orchidea.
§ 13. L'orchidea ha un'apparenza di fiore a sei elementi petaloidei: il
perianzio, al posto di calice e corolla, presenta due verticilli - esterno e interno
- con sei tepali (fusione dei nomi sepali e petali). In realtà, il
tepalo mediano interno, detto labello, è radicalmente diverso dagli altri cinque,
perché più grosso e vistoso, a forma di sacco o di sprone. La sua motivazione risiede,
appunto, nella specializzazione evolutiva impressa dall'addome dell'insetto impollinatore
a una delle zone interradiali, che negli Echinodermi abbiamo chiamate interambulacrali
e che negli Echinoidei in particolare racchiudono le gonadi (§ 2): si confrontino le
figg.6 e 7 tra loro e con le figg.1 e 2, per rendersene chiaramente conto. Gli altri
cinque tepali corrispondono, invece, alla "stella" primitiva, come in moltissime
altre angiosperme, con una lieve differenziazione tra i tre esterni e i due interni. Ne
consegue che è stato, in definitiva, l'imenottero a "squilibrare" la forma
pentaradiale primitiva del fiore, a cui ha conferito in sovrimpressione la propria
simmetria bilaterale speculare, o "zigomorfismo".
Questa pagina confluisce nella sez.XII: Uso di Olopoiema.